Harvey copertina

 

David Harvey, Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo, Feltrinelli, Milano 2014, euro 25,00.

L'autore, nato nel 1935, è geografo,sociologo e politologo inglese, è un marxista convinto, ma aperto al dialogo con chiunque sia interessato a cercare di realizzare una alternativa al modo con cui il capitale sta governando il mondo.

La sua età lo mette al riparo dagli unilateralismi di una teoria, quella di Marx (di cui è grande studioso, e con sufficente senso critico e disincanto su ciò che si può fare oggi.

Il suo intendimento è quello di proporre una direzione globale, diversa da quella del capitale, cui orietare gli sforzi di tutti coloro che non sono soddisfatti di come sta andando il mondo governato dal capitale.

Vi propongo la struttura del libro:

Le 7 contraddizioni dei fondamenti:

1) Valore d'uso e valore di scambio

2) Il valore sociale del lavoro e la sua rappresentazione mediante il denaro

3) Proprietà privata e Stato capitalistico

4) Appropriazione priivata e ricchezza comune

5) Capitale e lavoro

6) Capitale come processo o come cosa?

7) L'unità contraddittoria di produzione e realizzazione

Le 7 contraddizioni in movimento:

8) Tecnologia, lavoro e umanità a perdere

9) Divisioni del lavoro

10) Monopolio e concorrenza: centralizzazione e dec entramento

11) Sviluppi geografici disomogenei e produzione dello spazio

12) Disparità di reddito e di ricchezza

13) Riproduzione sociale

14) Libertà e dominio

Le 3 contraddizioni pericolose:

15) Crescita composta senza fine

16) La relazione del capitale con la natura

17) La rivolta della natura umana

Conclusione: Prospettive per un futuro felice ma contestato: la promessa dell'umanesimo rivoluzionario

Epilogo. Idee per una prassi politica

E' un libro ceh si può leggere dalla fine (Conclusione ed Epilogo, che trovate nell'invito alla lettura qui sotto), per chi vuole subito sapere cosa si può fare. Ma vale la pena aspettare e leggerlo fin dall'inizio, perché l'analisi delel 17 contraddizioni è veramente interessante, puntuale e ricca di molti significati per comprendere il mondo che stiamo vivendo.

La prospettiva è quella di provare a cambiare la visuale del pensiero unico che ci abita interiormente: il profitto e l'accumulazione del denaro, difeso dalla proprietà privata. Tutti siamo immersi in questo ambiente culturale, sia che ci muoviamo attivamente in questa direzione, sia che la subiamo e vogliamo contrastarla.

Harvey ci invita ad avere una grande consapevolezza che il cambiamento di prospettiva, a questio livello,non accadrà da sé, ma ha bisogno di molte persone decise anche a sopportare opposizioni dure, ma anche a far soffrire chi detiene il capitale in modo abnorme e dovrà, volente o nolente, lasciarlo andare.

E' un sogno o una possbile realtà che va perseguuita e che necessita di tempi lunghi?

Soprattutto è un cambio di paradigma, quello che Harvey propone:

la persona realizzata non è quella che accumula denaro senza preoccuparsi della violenza che esercita, e si vuole lavare la coscienza con della benificenza, ma è quella che condivide con gli altri la vita e si adopera affinché tutti possano realizzarsi al meglio e con creatività.

Non è una prospettiva facile da realizzarsi, ed Harvey ne è consapevole. Per questo da umanista rivoluzionario cerca alleanze con tutti quegli umanesimi religiosi che possono condividere sufficinetemente la medesima direzione di marcia.

Può essere utile andare su www.youtube.com, digitare: Acli Camaldoli 2014 e ascoltare le registrazioni delle relazioni di Donatella Scaiola, Salvatore Natoli e don leonardo Salutati, per approfondire il tema del denaro come idolo-feticcio.

 

 

Invito alla lettura: clicca qui

 

Dello stesso autore ho recensito: L'enigma del capitale, al seguente link:

http://www.ilcristo.it/index.php/antropologia/economia/32-harvey-lenigma-del-capitale