Parlare di onore vuol dire parlare di ciò che ci sta più a cuore, ne va della nostra e altrui dignità. Tuttavia occorre fare attenzione a quale tipo di onore si vuole "onorare".
Questa riflessione nasce dagli episodi di Torino (la falsa accusa di stupro da parte di un adolescente impaurita) e di Firenze (di un uomo certamente non equilibrato, che però attinge le proprie paure e paranoie da chi dice di essere equilibrato, ma non lo è, parlando di un onore italico nei confronti degli immigrati), ma era già in me sorta con le dimissioni di Berlusconi e l'onore dell'Italia in campo internazionale.
Per chi volesse leggere qualcosa sulla ideologia di Casa Pound basta che digiti su Google. Il loro sito è una miniera di ideologia pericolosa che basta veramente poco per passare dalle parole ai fatti.
Riprendendo il discorso, c'è infatti un onore che è buono, che mi pare possa dirsi essere la dignità della persona. La dignità è quella qualità di ciascuno di noi che quando viene lesa implica una diminuzione della qualità del rapporto tra le persone e che, soprattutto per chi la subisce - ma non solo - produce una diminuzione della propria e altrui umanità. Infatti ci dimentichiamo che chi opprime il fratello e ne lede la dignità/onore è meno umano, e non più umano, in forza del dominio che esercita sul fratello.
C'è invece un onore che è cattivo ed è quello che viene fatto valere per "far valere" la propria persona a scapito degli altri: l'onorabilità del proprio nome... pazienza se uno è un ladro, mente, imbroglia, ecc. L'importante è che l'onorabilità del proprio nome sia salva. L'onore dei mafiosi, per intenderci, ma esteso anche a situazioni che sembrano più civili (Strauss-Kahn, ex direttore del Fondo Monetario internazionale, per esempio).
C'è poi una riflessione da fare, per chi è cristiano, e che nasce dall'onore che Dio attribuisce a sé e alla propria parola. Forse da qui possiamo discernere meglio il buon onore da quello cattivo.
Vedendo una di queste sere in registrata una puntata di NCIS mi sono convinto di scrivere questa riflessione che già mi stava frullando in testa. L'episodio racconta di un militare, addetto alla compilazione di statistiche sui morti, feriti, quali tipi di ferite, ecc. in zone di conflitto (a cominciare dall'Afghanistan), che sembra scarichi illegalmente dei documenti riservati, ma in effetti sta semplicemente costruendo un memoriale di coloro che sono morti e feriti, ha come motto ripetuto più volte nel corso della puntata: NON NUMERI MA PERSONE.
Credo che questo sia anche molto importante riguardo alla crisi che stiamo vivendo. Molte statistiche, infiniti numeri: spread, tassi d'interesse, tassi di disoccupazione, reddito medio, ecc., ma pochisismi economisti parlano di disoccupati, precari, gente che ha perso il patrimonio, ecc. Non siamo ancora a fare una lista di nomi e cognomi, ma potrebbe essere utile per ognuno di noi fare memoria di chi conosciamo che denuncia difficoltà economiche, lavorative e sociali a causa della crisi.
Oltre a mettere in piazza i nomi dei potenti che ne traggono continuo guadagno, dai dirigenti delle grandi banche, e non solo americane, ai brooker delle borse, e non solo Wall Street, occorrebbe fermarsi a pensare a Mario, a Salvatore, a Giuseppina, a Concetta, a Maria, a Giovannino, solo per rimanere in Italia, e così via.
Io sono un matematico di formazione e so che i numeri sono astrazioni che non rendono certo conto della vita e della storia delle persone: si fanno statistiche per poter cogliere dei fenomeni su larga scala, ma poi è necessario tornare a pensare a ciascuno che conosciamo in particolare, a fare i conti su di lui se le politiche dei governi funzionano anche per lui, oppure se sono un aiuto al sistema che ci ha fatto precipitare nella crisi, a vantaggio di chi sta già bene e avverte il disagio di non potersi arricchire più come prima.
Abbiamo bisogno delle banche, ma non è detto che abbiamo bisogno di queste banche, bensì di banche che svolgano il loro servizio alla collettività senza volere prendere il posto, riuscendoci, di arricchire una nuova classe di gente che non ha certo il merito di fare qualcosa di utile per la società, ma principalmente di arricchire qualcuno che ha molti soldi facendogli fare molti altri soldi in maniera poco trasparente, scaricando i rischi sulla collettività, come stiamo vedendo oggi.
(la foto è tratta dal sito http://occupywallst.org/ di coloro che stanno combattendo a Wall Street la loro battaglia, ma anche la nostra).