Mauro Magatti, La grande contrazione. I fallimenti della libertà e le vie del suo riscatto, Feltrinelli, maggio 2012, 25 euro, 333 pagine.

 

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Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia dell'Università Cattolica di Milano, racconta con fare tranquillo, ma che interroga la coscienza, cosa è accaduto in questa crisi che stiamo vivendo, crisi spirituale prima che economica, cioè crisi della libertà. La crisi, per Magatti sociologo, è però un'opportunità per raccogliere quanto di buono abbiamo vissuto nella fase precedente di espanzione, spirituale prima che economica, e provare a mutare l'orizzonte di fondo in cui viviamo, cambiare paradigma di riferimento per poter sfruttare tutte le potenzialità di questa nuova stagione, con atteggiamenti meno adolescenti e più adulti, con maggiore libertà e capacità di senso.

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Il libro si divide in tre parti:

a) l'analisi: i primi due capitoli ripercorrono la genesi della crisi attuale, riprendendo qunanto già scritto nel libro "Libertà immaginaria. Le illusioni del capitalismo tecno-nichiista" (Feltrinelli 2009);

b) le possibili derive: il terzo capitolo disegna tre scenari futuri in cui il capitalismo tecno-nichilista può scivolare con gravi conseguenzwe per tutti;

c) le opportunità da coltivare: nei capitoli quarto e quinto Magatti offre al lettore le coordinate per un nuovo pensiero della libertà e illustra alcuni movimenti sociali che ne portano avanti le istanze.

 

 

L'ANALISI

Per Magatti la crisi nasce agli inizi degli anni '70 quando il capitalismo societario imperniato sullo Stato come ridistributore di ricchezze non trova più possibilità di espansione e si trasforma in quello che il sociologo chiama capitalismo tecno-nichilista. Questa forma del capitalismo ha come scopo la creazione del consumatore globale, slegato dalla comunità di appartenenza, teso al consumo e avvolto dal sistema mediatico-consumistico. L'idea è quella di svinciolare la libertà dalle autorità per creare l'illusione di poter scegliere qualunque cosa, ma così facendo l'equivalenza delle scelte di fatto rende inutile la libertà. Sul piano economico avanza la deregolamentazione dei mercati finanziari che sviluppano un consumismo basato sul debito privato, pubblico e finanziario che crea l'illusione di una maggiore ricchezza, ma che alla fine chiede che i debiti vengano pagati, producendo la crisi economico-finanziaria che stiamo vivendo e che non si risolverà se non cambiamo paradigma spirituale, cioè la concezione dell'uomo che abbiamo e che vogliamo realizzare.

L'analisi è molto lucida e puntuale. A mio parere, manca un'analisi esplicita del potere, della sua distribuzione e di chi ne è tratto vantaggio, ma questa possiamo farla abbastanza agevolmente pensando alla nostra esperienza personale. Faccio solo notare come l'indice di Giugni, che valuta le differenze all'interno di uno stato e tra stati diversi, mostra come le disuguaglienze siano cresciute enormente a vantaggio di una classe globale sempre più ristretta e a svantaggio del ceto medio, soprattutto occidentale, che ha visto frenare e arrestare la sua ascesa dalla metà degli anni '70 ad oggi.

 

LE DERIVE

Brevemente Magatti illustra tre scenari di aggravamento della crisi:

a) il conflitto sociale si acuisce e si produce un deficit di democrazia come è accaduto tra le due guerre mondiali

b) il conflitto sociale viene internazionalizzato e si producono guerre tra stati o blocchi

c) il corpo umano viene invaso dalla tecnica per poter meglio sopportare l'accelerazione della vita

Possono sembrare scenari lontani, ma se la crisi non viene governata possono realizzarsi separatamente o addirittura tutti insieme.

 

LE OPPORTUNITA'

La proposta è quella di pensare che la libertà che si è creata è una reale opportunità, ma che non va orietata in senso adolescenziale solo al consumo, ma può essere esercitata per creare e prendersi cura di quei legami sociali che permettono all'uomo di vivere in modo degno la sua umanità. E' un appello alla responsabilità della libertà liberata che riaffronta la realtà e non la nasconde dietro allo scintillio illusionistico dei media.

E' un richiamo al limite come necessaria condizione di vita che permette alla libertà di potersi realmente esercitare. In questo modo si può spezzare il circolo vizioso potenza-volontà di potenza che ha caratterizzato la fase del capitalismo tecno-nichilista appena conclusasi. Non si può mai tornare indietro nella storia, ai tempi d'oro di un tempo. Si può solo andare avanti con quello che siamo in grado di costruire di volta in volta.

Dunque una libertà generativa per una città generativa che produce valore, non solo economico, ma soprattuto sociale, spostando l'asse dal consumo "cieco" alla cura delle relazioni che ci sono necessarie per vivere.

Per questo Magatti propone di saper cogliere quanto si sta muovendo in questa direzione in quattro "contro-ambienti":

- la divisione dei poteri all'epoca della potenza

- lo spazio sacro dell'infinito: la religione nellal sfera pubblica

- scuola, educazione, università: formazione e ricerca della verità

- la natura: il contro-ambiebte del sublime

 

Riporto l'ultima pagina intitolata:

Sulla via del riscatto: verso una crescita di nuova generazione

Con la sottolineatura dello stretto legame tra bellezza e valore, arriviamo così al termine di questa esplorazione attorno alla crisi che attanaglia le società avanzate.

Il mio intento è stato soprattutto quello di mostrare che la crisi del tecno-nichilismo è, prima di tutto, crisi spirituale. Per questo essa durerà ancora a lungo.

Nel prossimo futuro i pericoli saranno grandi, ma grandi saranno anche le opportunità. E la speranza è quella di ritrovarsi, tra qualche anno, in un mondo migliore di quello che esisteva all'inizio del 2008.

In questo ultimo capitolo, in particolare, ho cominciato a indicare alcune piste per la ripresa del cammino della crescita, piste che nascono dallo smarrimento prodotto dall'espansione e dalla slegatura tecno-nichiliste. Seguendole, quel futuro che sembra così chiuso, torna a riaprirsi, indicando così la strada di una crescita di nuova genrazione.

Muoversi in questa direzione implica abbandonare l'immaginario tecno-nichilista che ci intrappola in una stagione adolescenziale di espansione senza limiti affermatasi storicamente a partire dagli anni ottanta, nel momento in cui il successo del capitalismo societario aveva creato, per la prima volta nella storia, una condizione di libertà di massa.

Non si tratta di arretrare dalla storia secolare della libertà. Tutt'altro. L'obiettivo è quello di sporgersi un passo in avanti, nella direzione di una libertà che diventa più consapevole di se stessa, a partire dalla lettura dei fallimenti che la stagione alle nostre spalle, pure entisiasmante, lascia sul terreno.

Valore condiviso, nuova spirito di alleanza, economia civile, economia della contribuzione, poliarchia, sussidiarietà, pluralismo delle forme di impresa, welfare socializzante, spazio sacro dell'infinito, libertà di educazione e di ricerca, salvaguardia dell'esperienza della natura, sono i primi riferimenti per cominciare a muoversi nelal direzione della città generativa.

La speranza è quella di riusciere ad avviare una crescita di nuova generazione che non sia la mera riedizione dei decenni appena terminati.

Ci aspettano anni tanto straordinari quanto impegnativi. Anni in cui occorrerà una grande dose di intelligenza e di coraggio per riuscire a realizzare una stagione di profonda innovazione culturale e istituzionale.

E' la nostra libertà di liberi a essere messa in gioco. Ma di questo, io credo, non possiamo davvero lamentarci.