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Il recente libro di Roberto Mancini, filosofo dell'Università di Macerata, impegnato su vari fronti sia della riflessione che dell'impegno civile, ha come sottotitolo:

 

Meditazioni sulla società che credeva d'essere un mercato

 

Pubblicato nella collana: Il cortile dei gentili, delle edizioni del Messaggero di Padova nel maggio 2011, il libro si presenta come una riflessione impegnativa e serrata, a partire dalla crisi economica che stiamo vivendo, sulla questione del dono che tanto impegna la filosofia attuale. Ma in breve la riflessione di Mancini gira e si ferma sulla capacità dell'uomo moderno di provare compassione e superare l'indifferenza che nasce e si diffonde quando si pensa alla società come un mercato e non come un insieme di persone che vivono la medesima storia.

L'analisi è impietosa e tagliente, tuttavia piena di amore per quanto sta accadendo e soprattutto per le persone che ne subiscono maggiormente le conseguenze. Il prof. Mancini di fatto è un profeta, perché chiede una conversione di pensiero e di azione a chiunque sia interessato a un futuro migliore di quello che stiamo vivendo.

Il suo invito è il seguente:

La patologia che ritengo particolarmente pericolosa nelle dinamiche della mentalità oggi prevalente consiste nella credenza di massa per cui si prende per vero che la società sia un mercato globale e insuperabile, le cui ferree regole non ammettono deroghe per nessuno. In realtà la società ospita e conosce il mercato, ma non è affatto un mercato.

Al momento dobbiamo affrontare non solo le conseguenze e le strozzature tipiche di una crisi economica, ma anche le storture prodotte, appunto, da una crisi di civiltà. Mi riferisco allo smarrimento della strada nel cammino dell'emersione storica dell'identità umana.

E' la crisi antropologica dovuta al fatto che a causa della mentalità dominante su scala planetaria, l'umanità risulta consegnata a una logica e a una percezione del reale che la portano a non riconoscere se stessa.

Tutto conta fuorché la dignità delle persone, le loro vite, la loro storia, il loro futuro. Conta il denaro, conta la potenza, in ogni sua versione, contano le prestazioni e i ruoli sociali, il merito e la colpa, le maschere , i personaggi, le mitologie, i calcoli di convenienza, i sentimenti oscuri come l'angoscia o la disperazione, l'avidità e l'odio, la gelosia e l'orgoglio. Conta persino quel punto zero del sentire umano che è l'indifferenza, la freddezza nei confronti di chiunque. Anzi, essa è un prerequisito per andare avanti e per cercare di adattarsi, con qualche utilità, a questo stato di cose. Ma non contano gli esseri umani, né l'umanità considerata sia come modo di essere che come genere umano.

E poco oltre, nell'introduzione:

A me sembra che la conversione dall'obbedienza alla legge di gravità sociale tipica di questo sistema globalizzato, che appesantisce e spesso schiaccia le esistenze, al rispetto della legge di gratuità inscritta nella vita sia il  passaggio decisivo del nostro esodo, della liberazione dall'iniquità e dalla menzogna.

L'esistenza di ognuno è realmente un dono che, per quanto misteriosa ne sia la provenienza, in effetti chiede a chiunque di imparare a vivere secondo gratuità e generosità, secondo condivisione e cooperazione.

 

Lo steso autore dichiara l'obiettivo di questa che definisce una meditazione:

Il nucleo essenziale di questa meditazione è il dono inteso da me non tanto come regalo o come atto della donazione,

quanto come una logica ispiratrice dello stile di esistenza

e anche come la forma specifica ed eminente dell'essere in relazione.

Il percorso del libro si sviluppa in cinque passaggi.

1) Il primo riguarda la critica del presente, che deve portare a un'indispensabile presa di distanza rispetto non solo alla mentalità dominante e al paradigma economico vigente, ma, più radicalmente, rispetto alla forma di civiltà che si è cristallizzata un po' ovunque a seguito del fatto che l'umanità ha perso la sua strada. Se infatti non ci si scuote dal consenso all'attuale sistema di organizzazione dell'esistenza o comunque alla rassegnazione, se non si comprende che il male storico di cui soffriamo non è affatto necessario, ogni altra riflessione viene vanificata.

2) Il secondo passaggio consiste in una chiarificazione della logica alternativa alle ovvietà del nostro tempo. Qui cercherò di evidenziare i significati fondamentali di ciò che chiamiamo dono, intendendolo sia in quanto esperienza essenziale dell'essere in relazione con gli altri, sia quale chiave di lettura e fonte di un'effettiva visione della realtà.

3) La soglia della comprensione profonda delle cose, sviluppata così coerentemente da compartare una dinamica di conversione del modo di esistere, oltre che del modo di pensare, è la soglia della compassione. A questo vero e proprio risveglio della coscienza, nella riunificazione del pensare e del sentire, sarà dedicato il terzo passaggio del libro. E' infatti grazie alla all'esperienza della compassione che la logica del dono diventa una via per il cammino delle persone.

4) Questa via si apre e si allarga sino a comprendere percorsi ulteriori, che a essa sono coessenziali: la via dell'educazione e la via della giustizia. Educare e costruire politicamente le condizioni per l'attuazione quotidiana dei diritti umani: è questo duplice impegno a tradurre la logica del dono sino a generare una forma di civiltà alternativa a quella della globalizzazione.

5) Il passaggio successivo, l'ultimo sarà quindi dedicato a una riflessione su queste sfere essenziali della vita sociale. Come senza risveglio nella compassione non c'è possibilità di seguire la logica del dono in quanto orientamento di fondo del proprio stile di vita, così senza la cura educativa per il viaggio del diventare persone e del diventare comunità umana viene meno il processo di formazione dei soggetti concreti che dovrebbero essere protagonisti di una svolta simile.