Ecce homo - 1 Ecce homo - 2 Ecce homo - 3
New York (circa 1465) Genova (1470) New York (1470)
Ecce homo - 4 Ecce homo - 5
Perduto (1474) Piacenza (1475)
La copertina del libro "Gesù visto e toccato" è il quadro di Antonello da Messina "Ecce homo" (n. 5) del 1473 conservato a Piacenza al Collegio Alberioni. Tra le molteplici raffigurazioni di Cristo nella storia dell'arte, ho scelto questa perché ne sono rimasto affascinato quando lo scoprii alla mostra su Antonello da Messina che si è tenuta a Roma nella primavera del 2006 presso le Scuderie del Quirinale.
Mi colpì in modo particolare il raffronto con un altro quadro (n. 1) dallo stesso titolo di qualche anno precedente questo. Dal raffronto si nota un cammino interiore fatto da Antonello nel contemplare Gesù durante la sua passione. Ampliando il confronto con i vari "Ecce homo" di Antonello si vede come passi da "quasi" un ritratto di un giovane a una comprensione ben più spirituale di Gesù e della sua situazione.
Antonello da Messina ha sicuramente conosciuto la santa Eustochia da Messina che aveva fondato un monastero di clarisse secondo la regola di santa Chiara e che aveva come centro della sua vita ascetica «il sentimento profondo dell'umanità del Cristo, colta soprattutto nel momento in cui essa si rivela più nuda: il momento della Passione» (G. Miligi, Francescanesimo al femminile. Chiara d'Assisi ed Eustochia da Messina, Edizioni Dr. Antonino Sfameni, Messina 2004, 65).
Antonello è colui che ha importato il tema della figura a mezzo busto di Cristo dai pittori del nord Europa.
Il quadro conservato a Piacenza ci mostra «l'accorata ed intensa fissità dello sguardo, le sopracciglia abbassate sull'orbita, l'amara piega delle labbra, le tre lacrime silenziose che rigano il viso mesto e severo del Cristo, ci dicono di una pena tutta interiore: più che il bruciore delle ferite duole l'amarezza dell'abbandono, la desolazione della solitudine, il peso del tradimento» (G. Miligi, op. cit., 69). A questa descrizione aggiungo che Gesù mostra anche tutta la sua fatica a comprendere l'incredulità degli uomini di fronte all'amore del Padre per loro.
Antonello introduce una novità icnografica: la corda al collo di Gesù. In due libri (Meditationes passionis Christi, di ispirazione francescana; Libro della passione, attribuito alla santa Eustochia ispiratasi alle Meditianes) si parla di Gesù con una corda al collo (G. Miligi, op. cit., 72). Non è certo che Antonello conoscesse questi due manoscritti, tuttavia si può presumerlo, e da qui supporre che lo abbiano ispirato in questo particolare significativo. Inoltre Antonello abitava sulla via che i condannati, con una corda al collo, percorrevano per essere portati al patibolo, e che la santa Eustochia riteneva avessero il volto «de lo nostro Signore quando, poi data la sententia, andava con la Croce al collo» (G. Miligi, op. cit., 73). Secondo Miligi ci sono sufficienti indizi per pensare che la santa Eustochia abbia fatto da modello per l'Annunciata di Palermo di Antonello ((G. Miligi, op. cit., 73-88) essendo in uso per la meditazione la composizione di luogo che riguardava città, paesaggi e concittadini, pensati come i luoghi santi e i personaggi evangelici, come testimoniano sicuramente i paesaggi messinesi dei quadri di Antonello.