Cacciari - Sul concetto di relazione. Le coppie di opposti identità-alterità
L'identità è relazione
Massimo Cacciari, filosofo, ha tenuto queste considerazioni sulla relazione a un seminario promosso dal'Associazione Asia (www.asia.it) le cui registrazioni video sono acquistabili presso shop.asia.it con una modica spesa per 760 minuti di registrazione.
Proverò a indicare alcune riflessioni significative, per me, sulla natura della relazione e il suo rapporto con identità e alterità.
Le riflessioni sono a carattere filosofico e concettuale, proverò a renderle sufficentemente comprensibili, abbiate dunque fiducia.
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Cacciari parte dalla semplice ma feconda affermazione: non possiamo cogliere nulla in modo immediato, ma lo possiamo fare solo tramite una mediazione.
Questo qualcosa che ci sembra se stesso è determinato. Il qualcosa è l'altro dell'altro. L'uno e l'altro sono entrambi "altro".
Niente di immediato lo pensiamo come in sé, ma possiamo pensarlo così oppure come altro in sé. Ogni ente è in movimento e non esiste un ente immobile.
In questo modo l'ente esce da sé e si contraddice perché è in movimento, diviene (Hegel).
Essere e nulla nel divenire passano continuamente l'uno nell'altro. (Qui aggiungo una mia riflessione che sta altrove in questo sito: siamo ancora una volta allo ying e yang e al loro rapporto necessario , alla teoria degli opposti di Romano Guardini)
Nel momento in cui nomino un ente/qualcosa lo medio almeno tramite il linguaggio.
Ogni ente ha una ousia, termine greco che significa: presenza, verità, apparire. Dunuqe concepiamo l'ente come finito, secondo il suo fine.
L'identità è in se stessa non identità. L'identità è mediazione e contraddizione.
Il logos ha due principi:
- principio di identità: A=A e non può essere altro che A
- principio di non contraddizione: non possiamo predicare gli opposti sotto il medesimo riguardo e il medesimo tempo
Il principio di identità tuttavia è meno banale di quello che appare a prima vista (e qui dobbiamo stare attenti alla novità che Cacciari ci mostra)
A è IM-MEDIATO, cioè se dico A e nient'altro lo dico in modo immediato, non mediato, ma di questa A non posso di fatto dire nulla, è solo un puro suono, perché non c'è alcun predicato che la determini
A=A è un processo che contraddice l'immediata predicazione di A (di cui appena sopra) perché predicando l'uguaglianza di A con se stessa, non faccio più una predicazione immediata (senza mediazione) ma la medio tramite il verbo della predicazione: é, A è uguale ad A. Il secondo A non è più lo stesso del primo A, perché è un suo predicato, che dice l'uguaglianza di A con se stesso.
Per quanto riguarda il principio di non contraddizione, anche chi lo nega parla in modo corretto, perché ritiene l'ente come divenire. Il loro errore è che affermano che l'ente è solo potenza (in greco: dunamei), mentre l'ente è anche atto, cioè tende a realizzare la propria fomra /identità (in greco: entelechia, telos).
Per questo l'atto precede l'ente.
In A=A il secondo A è l'ousia di A, in quanto ogni ente non può che tendere alla sua identità, e abbiamo così l'inquietudine del qualcosa.
In termini teologici se diciamo che A è UNO dico che è e non è più UNO
Quando UNO viene predicato come uno esce da sé e diventa MOLTI. Per questo la relazione di UNO con i MOLTI è necessaria, poiché i Molti stanno giù in UNO.
Gli uomini vivono per raggiungere la loro identità, contraddicendo così ogni immediatezza. Quando vogliamo definire un ente dobbiamo per forza parlare di tutto ciò che non è quell'ente: non A, quindi non-A è immanente ad A. A e non-A sono necessariamente in relazione tra di loro.
Quando UNO non è predicato abbiamo l'ineffabile, ciò di cui non possiamo parlare dandogli una determinazione (Plotino e Parmenide).
La nostra identità è innegabile, ma ineffabile (che rischia di essere un predicato e porta la mistica a una contraddizione).
Dunque l'identità la posso esprimere solo come relazione.
Questa è la forza del pensiero che sta esponendo Cacciari.
Non c'è una identità im-mediata.
In Platone l'ente ha una dimensione di singolarità che non è assoluta, ma immediata. La singolarità dell'ente è inattingibile, ineffabile.
Per questo ogni ente non si può mai possedere.
In ogni scienza bisogna essere co-scienti, consapevoli della singolarità dell'ente, altrimenti ogni scienza diventa totalitaria e violenta la singolarità di ogni ente.
La singolarità dell'ente non è catturabile dalla potenza del logos-scienza.
Ogni logos consapevole è consapevole del proprio limite rispetto alla singolarità dell'ente che è ineffabile. Questo è contro la pretesa della filosofia idealistica di catturare l'ente.
Identità è nome di relazione
La ricerca è ricerca d'identità e tuttavia è infinita in quanto la singolarità dell'ente è inattingibile (im-mediata è diverso da as-soluto). L'identità non potrà mai significare uguaglianza
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Telos sono i passaggi con cui ci si avvicina alla conoscenza di sé che è l'inevitabile fallimento della conoscenza di sé.
a-letheia (verità, svelamento) ha in sé la latenza.
logos ha una consonanza con col-ligere dalla radice leg che significa raccogliere, collocare insieme, armonizzare, nel nostro linguaggio il logos custodisce le differenze.
logos indica una originaria relazione, ogni termine è sempre in relazione.
Il logos manifesta il comune nella differenza degli enti, assume in sé la differenza, ricerca del comune che non diventa mai IDEM, il medesimo.
Ci sono tante lingue perché non c'è un logos che può definire.
Le parole non sono separate, non possono essere separate, dalla verità della cosa.
Le diverse lingue ricercano la verità, e in questo senso sono comuni.
La relazione tra le lingue è necessaria. Nella traduzione faccio l'esperienza del limite del mio linguaggio e allo stesso tempo spingerò la mia lingua ad esprimere la diversità dell'altra lingua. Ne consegue l'arricchimento delle lingue
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Queste sintetiche riflessioni ci aprono uno spazio non banale sulla convivenza civile, sul nostro stare al mondo, sulla scienza e il suo ruolo, sul rapporto tra ragione e scienza.
Ancora un volta Cacciari ci aiuta a pensare, perché la parola pensa.
Se qualcuno vuole approfondire la riflessione può scrivermi a:
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